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Il cammino della mia vita (Reminiscenze) - Makizo NAKAGAWA


 

01.Cresciuto in una fattoria di allevamento

02.La famiglia della musica

03.Entusiasta di suonare il violino

04.Il servizio militare

05.L’impiegato di una ditta

06.Il soggiorno a Berlino come studente

07.Dal violino al canto

08.Hanafuda

09.Il Bel Canto

10.Hollywood

11.E’ veramente il tenore d’oggi

12.“Il sogno d’amore” proibito

13.La squadra in difesa della frontiera

14.Fantasia Ieraishan (profumo di sera)

15.La Corte Marziale

16.Rappresentazioni di opere liriche

17.Il periodo d’oro cinematografico

18.Le perle dell ’opera lirica

19.La giuria

20.Vivere solo per la musica

Nr. 8 Hanafuda (carte da gioco giapponesi con illustrazioni floreali)

Lasciati gli studi a Berlino, mi trasferii a Milano, in Italia.La sera dell’arrivo fui alTeatro alla Scala con il maestro Konoe per vedere lo spettacolo del ‘Rigoletto’ e rimanemmo impressionati per la sua bellezza.In Giappone non erano mai state rappresentate opere liriche con così grande professionalità, perciò rimanemmo veramente meravigliati. “Voglio portare in Giappone questo spettacolo, così come è.Dobbiamo studiarne la realizzabilità.”Il maestro era molto interessato a questo progetto, ma non aveva ancora idea di cosa fare e come fare. Intanto, con l’aiuto del ‘Principe Konoe’ incontrai il sovrintendente del Teatro alla Scala e diventai il primo studente giapponese dell’Istituto di formazione dei cantanti del Teatro alla Scala, fondato da Toscanini.Ebbi anche il permesso di stare dietro le quinte dove in genere non ci si poteva avvicinare, e lì imparai tante cose.

Con la raccomandazione del maestro entrai poi al Conservatorio di Milano e anche liero il primo studente giapponese.Il Conservatorio era gestito con i soldi dello stato e non avevo quindi bisogno di pagare le tasse scolastiche.

Milano era il centro dell’opera lirica e li si trovavano tanti cantanti lirici venuti da tutto il mondo per perfezionarsi.Anche dal Giappone erano arrivati cantanti famosi quali Tamaki Miura, Yoshie Fujiwara, Nobuko Harada e Toshiko Sekiya, e soprattutto il sig. Fujiwara, chiamato ‘Capo Fujiwara’, che mi ha sempre voluto bene e mi ha fatto spesso compagnia.“Ti considero come un membro della mia famiglia perché il mio carissimo amico Konoe ti ha affidato a me.Chiamami per nome, senza Signore.” Così disse il sig. Fujiwara.

Appena arrivato a Milano, fui invitato a partecipare al gioco delle carte Hanafuda dal console giapponese di Milano, dal sig. Fujiwara, e dal mio collega Hikaru Watanabe, il cui nonno era il grand’ammiraglio Iwao Ohyama ed era chiamato ‘Giovane nobile’.Con le carte Hanafuda si gioca in quattro per cui io ero indispensabile come quarto giocatore.Il console mi accolse con piacere, e probabilmente pensava, ”Ecco un fesso da spennare.”; giocavamo sempre noi quattro.

L’ambasciatore del Giappone in Italia di allora era il Signor Shigeru Yoshida che dopo diventò il primo ministro del Giappone.Andai a trovarlo a Roma con il sig. Fujiwara, portando una lettera di presentazione manoscritta del ministro Ryutaro Nagai, amico di mio fratello Genichiro che era membro del consiglio comunale e provinciale e scoprii che anche all’Ambasciatore piaceva molto giocare a Hanafuda, e diventai un suo compagno di gioco.

Il sig. Yoshida, quando mi vide per la prima volta, mi chiese “Sai giocare a Hanafuda?”. Se non avessi saputo giocare a carte, non avrei potuto mangiare cibi giapponesi.

Giocavamo seduti sulle sedie alla maniera occidentale, posando le carte sul panno di feltro sopra il tavolo.Mi piacevano i suoni gradevoli che facevano le carte quando si toccavano l’un l’altra.

Il sig. Fujiwara giocava guardando solo il viso dei suoi compagni, senza mai guardare le carte ed era molto bravo, anzi era il più bravo giocatore d’azzardo.Ed era una persona molto intelligente ed ammirevole che non faceva mai irritare gli amici.Il sig. Yoshida lo prendeva in giro e gli diceva, “Se tu fossi ancora un po’ più intelligente, potresti diventare primo ministro.”Il sig. Yoshida era forse un po’ impaziente, ma era una brava persona.Mi chiamavano spesso per giocare insieme e io perdevo sempre e dovevo pagare molto.Pensai più volte di non andare più a giocare, però ogni volta che mi chiamavano ci andavo forse per il fascino che aveva il sig. Yoshida.Invece il sig. Fujiwara, a fine gioco, vinceva sempre, anche quando aveva avuto grosse perdite a metà gioco.

 

 
 

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